Inchiesta di Repubblica che evidenzia incongruenze.
Il clamore della vicenda relativa ai mancati versamenti volontari di una parte dello stipendio da parte di alcuni aderenti al movimento di Beppe Grillo, che subito parte un’altra bordata in direzione dei pentastellati.
La meritoria azione di “rimborso” agli Italiani, si è parzialmente rivelata un boomerang per i soliti furbetti. Alcuni deputati 5 Stelle avrebbero simulato il taglio. La tecnica è stata piuttosto semplice, ma ha secondo molti sancito la volontà malignetta di voler fare il “furbo”.
In sede, taluni deputati, hanno inviato la copia della richiesta di bonifico a favore del fondo di solidarietà, per poi ritirare l’ordine subito dopo. E quindi rendere nullo il bonifico.
Oggi le accuse degli avversari sono concentrate nel domandarsi quale competenza economica possano vantare i vertici del movimento, se non sono stati neppure capaci di gestire questa situazione.
I conti di Di Maio
Ma un attacco, forse ancora più poderoso alle capacità di governo di Di Maio & Co. arriva da un’indagine che Repubblica sta conducendo.
Secondo il prestigioso quotidiano i calcoli del M5S inclusi nel programma economico dell’aspirante premier sarebbero completamente sbagliati.
Di Maio ha dichiarato che l’introduzione del Reddito di Cittadinanza costerebbe allo Stato 15 miliardi. In realtà, secondo il Professor Roberto Perotti, Ordinario di Economia Politica alla Bocconi, il costo reale sarebbe di almeno il doppio.
Ma non è tutto. Anche sul superamento della Legge Fornero ci sarebbe un errore di calcolo. Di Maio e i suoi dicono che il costo si aggirerebbe attorno agli 11 miliardi. La cifra ipotizzata e calcolata da Perotti invece arriva a 15.
E non solo. La riforma dell’Irpef proposta dai pentastellati, secondo loro, costerebbe all’Erario una minore entrata di 4 miliardi, mentre i calcoli del docente parlano addirittura di 16.
Insomma una differenza di circa 31 miliardi solo relativamente a 3 manovre. Non sembra certo un buon viatico per chi si propone di guidare uno Stato.